Il Medio Oriente, l’Occidente, l’Italia e il Bene Universale

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La differenza tra i popoli europei e quelli mediorientali, a causa dell’identità più che di pensiero (in realtà presso che assente nella sua forma libera) delle credenze religiose e dei fanatismi politici dominanti nell’una e nell’altra parte del Pianeta,  diventa sempre più impalpabile e sottile. 

Il gioco politico, per gli uni e per gli altri, è caratterizzato dalla presenza costante di imperativi immaginari di una presunta e creduta  Divinità e di insegnamenti reali di sommi e asseriti saggi  Maestri (dal pensiero astratto e utopico) perché prevalga il Bene sul Male e l’esistenza umana abbia un valore che risulti “salvifico” per l’anima, ritenuta, pur senza alcuna prova , “ immortale”.

Ai governanti delle Nazioni presenti in tali parti del globo, il popolo   ritiene di dovere richiedere, non tanto o almeno non solo,  di risolvere problemi concreti (tasse, occupazione, lavori pubblici, opere infrastrutturali) quanto (e precipuamente, almeno in apparenza) di combattere, la fame nel mondo; impegnarsi per  la pace tra i popoli; curare il clima, con interventi studiati da esperti ecologici;  togliere dalla miseria miliardi di esseri umani; lottare strenuamente per il trionfo dei “diritti umani”.

La condanna di occidentali e mediorientali è aspra per chiunque concentri la propria attenzione unicamente sui problemi del Paese d’appartenenza, senza scendere nelle piazze e nelle strade per il Bene dell’Umanità e nello stesso tempo si accompagna a vedute aberranti nel giudicare tutto quanto avviene nel mondo.

E ciò per il semplice motivo, che ingoiando il bolo delle credenze religiose e politiche, di cui s’è detto,  i cosiddetti fautori del Bene universale  danno per forza di cose  prevalenza ai fattori emotivi su quelli razionali.

In altre parole, l’uomo mediorientale e quello occidentale menano orgoglioso  vanto non della loro capacità di raziocinio (pur  non mostrandosi  consapevoli che essa è stata pressoché annullata dai “credi” di vario tipo di cui si sono imbevuti e che li hanno convinti “a non pensare”) ma della loro passionalità.

Per l’Italia, occorre rammentare che il “Bel Paese” ha voluto superare ogni altro concorrente occidentale o mediorientale perché  in una sentenza, emessa nella dotta Bologna, i giudici sono arrivati a cingere  di glorifico alloro la presenza di una  “soverchiante tempesta emotiva e passionale” considerandola  favorevolmente in relazione al compimento di un crimine di omicidio efferato. In altre parole, le aberrazioni mentali  circolanti anche nel nostro “Bel Paese” rendono conseguente  la comprensione dei giudici di Bologna per chi strangola  un’amante.

Inoltre, il fatto che, alla nostra latitudine,  la passione, se straripante,  legittima anche l’assassinio,  ci fa capire perché la Chiesa di Roma ha potuto “fare santo” un personaggio come  Ignazio de Loyola che giustificava pienamente  e riteneva meritevole del Paradiso chi  ammazzava un infedele. 

Anche la passione religiosa può essere “squassante” e suggerire a fior di cosiddetti “intellettuali” dalla mente tutt’altro che fredda e razionale di trinciare giudizi pieni di odio e di faziosità  sulle vicende belliche del Pianeta. 

 

 LUIGI MAZZELLA

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