I rapporti tra le potenze maggiori e il resto del mondo erano quasi sempre regolati dal rapporto coloniale fin dai tempi più antichi. Poi, specie dopo la conquista dell’indipendenza greca e italiana, si fece strada nell’immaginario collettivo mondiale la convinzione che la dimensione nazionale connessa alla indipendenza fosse quella giusta per regolare i rapporti tra tutti i paesi del mondo. All’indomani della immensa tragedia della prima guerra mondiale si abbracciò convintamente questa nuova idea. Così ogni stato che prima era dichiaratamente una colonia acquistò la stessa dignità degli altri e anche della nazione che fino ad allora era dominante. Quindi un Presidente era tale sia se fosse capo di una grande nazione sia che invece lo fosse di una minuscola isola del Pacifico. Si sono combattute guerre sanguinose per raggiungere l’indipendenza e adesso la si tiene stretta; ma la condizione di indigenza delle popolazioni è rimasta la stessa; né con il passare del tempo le cose si sono messe meglio. Quindi la uguaglianza formale tra tutti gli stati ha nascosto una differenza economica e politica non solo in tutto uguale a quella dalla quale si voleva rifuggire ma anche crescente; crescente anche in forza delle nuove tecnologie e della crescente dimensione e potere delle società private che si sono aggiunte alle compagini istituzionali nel controllo e sfruttamento di immensi territori. Si sono venuti creando vari tipi di -come sono stati chiamati- neocolonialismo.
Di fatto c’è stato un netto peggioramento della già inaccettabile situazione coloniale. Cosa vera non solo tra stati diversi ma anche all’interno delle stesse nazioni ricche che inurbano fette crescenti di popolazione desertificando la maggior parte dei territori che diventano colonie interne.
Fino qui abbiamo detto tutte cose risapute; ma sono rilievi, lamentele, insuperati limiti dell’attuale assetto mondiale; ma tutto questo è accettabile? È ineluttabile?
La condizione di colonia poteva indurre la parte ricca dell’impero a trasferire un po’ di soldini per tappare i buchi e risolvere i problemi maggiori e più contingenti, ma l’indipendenza non lo permette più e quindi la povertà si fa ancora più insopportabile di prima. Anche i cambi di regima spesso cruenti non modificano in nulla l’assetto precario di questi stati. L’unica via di uscita sembra essere lo scappare via dalla propria Terra per cercare fortuna nelle nazioni che si ritengono ricche…. e così vediamo le mamme che mettono i figli -anche se ancora piccoli- sui barconi sperando per loro un futuro migliore; ma privando la propria Terra di braccia e menti e quindi preparando per chi rimane un futuro certamente ancora peggiore del presente. Cosa che altro non è che l’immenso attualissimo problema migratorio.
Che si fa?
Mentre la questione migratoria riguarda centinaia di milioni di persone ci si arrabatta con proposte fatte di accoglienza e di permessi di soggiorno, di nulla osta e di contratti di lavoro, campi profughi e distribuzione nei paesi di accoglienza; ma le economie ricche stanno alacremente lavorando per la creazione di tecnologie che aboliscano in toto il lavoro per affidarlo a chi lo fa meglio e cioè a robot e ad intelligenze artificiali. Stiamo confezionando una catastrofe umanitaria veramente biblica.
Cosa manca? Cosa serve per avviare una forma equilibrata di sviluppo? Come mai ci sono immense forze che spingono verso l’esodo di interi popoli verso l’Europa e gli USA?
Per rispondere a questa domanda ascoltiamo alla televisione italiana un signore evidentemente molto influente, certo Luttwak, esplicitamente dichiara che se un governo non sa esercitare la propria sovranità (quindi si riferisce agli stati excoloniali implosi) chiunque ha il diritto di supplire a tale mancanza mandando le proprie forze armate a -nel caso di cui si discuteva- distruggere i barchini in attesa di partire e parcheggiati nei porti libici e tunisini. E non è l’unico a pensarla così. Secondo questa idea -se l’abbiamo ben capita- visto che anche la forma statuale si è dissolta (non serve risalire alle motivazioni e responsabilità) anche la sostanza non solo economica ma anche politica e di sicurezza viene arbitrariamente acquisita da chi volesse. Secondo questa visione si formerebbe una specie di terra di nessuno nella quale mercenari russi o americani, aviazione italiana o francese o inglese… sono liberi di andare e mettere a posto le cose che non vanno bene a modo loro e anche con la forza; e senza che quelle terre siano parte del proprio impero coloniale!! Idea che non è tanto campata in aria visto che in molte parti del mondo è ormai la regola.
Quindi dopo averli sfruttati, dopo averli uccisi, adesso assisteremmo alla decomposizione di queste realtà formalmente statuali praticamente per sempre.
Nel frattempo anche le periferie interne alle grandi nazioni ricche stanno subendo la stessa decomposizione.
Certamente non è la fantasiosa idea appena detta, una possibile proposta e regola per il futuro, ma certamente è un indizio di come le cose possono ulteriormente evolversi in male se nessuno si accorge che serve un assetto internazionale nuovo che si sostituisca a quanto ereditato dalle passate generazioni.
Il caso del Niger è emblematico; non solo è ricco di materie prime, ma ha in pugno la chiave per far andare le centrali nucleari francesi; ma è poverissimo; un po’ come il Sud Italia che ha petrolio, energia verde e materie prime alimentari a iosa ma è la parte più povera (alcuni dicono “in ritardo”) della nazione. Per non essere poveri e “in ritardo” come deve essere il nostro futuro? Come la realtà attuale delle prealpi lombarde? Per i nostri figli ci stiamo adoperando per farli assomigliare a Brescia e Bergamo? Ci hanno provato con Taranto regalandogli l’acciaieria più grande d’Europa e tutti a suo tempo erano felici di questa scelta! Ma non è andata affatto bene! Serve pensare a qualcosa di molto diverso.
Ne riparleremo una prossima volta; per il momento diciamo che serve realizzare una forma di sviluppo originale che valorizzi la locale identità culturale e che non si sovrapponga a produzioni altrui; è necessario che non si ospitino le multinazionali.
CANIO TRIONE