Gli extraprofitti

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Ogni tanto si riparla di tassare gli extraprofitti di quelle fameliche multinazionali operative in Italia; specie le banche ma un po’ tutte a seconda del momento economico. Non sembra che questa prospettiva sia gradita ai mercati ma è altresì vero che i mercati ormai sono così profondamente condizionati che possiamo senza tema di smentite dire che non sono più indicativi di nulla se non dei desiderata della finanza.

 

Quindi quelle tassazioni sono cosa buona e giusta o no?

 

Si tratta di immaginare un profitto “normale” e quindi da tassare in modo “normale” e poi considerare ogni cifra aggiuntiva a quel profitto normale come guadagno meritevole non di essere redistribuita a favore di chi l’ha pagata ma, almeno parzialmente, a vantaggio dei politici. Messa così già è una idea che mostra qualche crepa: chi ha diritto a decidere quale è il profitto “normale”? E quale tassa sarebbe giusto applicare all’eccedenza? Può mai una tassa essere applicata sul profitto già maturato e cioè del passato? Si dovrebbe chiedere agli azionisti (cioè quelli che veramente pagano quella tassa) una loro idea e non ai gestori delle società troppo lucrose che non ci rimettono un euro!!

 

In ogni caso è un modo per conferire troppo potere alla politica.

 

Ma c’è molto peggio. La multinazionale per sua natura controlla fette rilevanti di mercato tant’è che riesce a portare a casa gli extraprofitti di cui si discorre. Questo significa che può…. anzi deve…mettere in bilancio anche la tassa sugli extraprofitti e quindi traslarla o, meglio, farla pagare agli azionisti (e questo va da se) o ai consumatori. Quindi la politica dice populisticamente che tassa i superprofitti sui mutui o sulla benzina e gasolio ma in realtà sta nuovamente colpendo attraverso le grandi compagnie i cittadini. Infatti questi non si vedono riconoscere una parte di quanto versato di troppo, ma continuano a pagare come prima e quindi a garantire quegli extraprofitti ma non più alla compagnia che ha erogato il servizio o il bene a prezzi indecenti ma niente di meno che alla politica che non solo non ha impedito che questa espropriazione avvenisse ma la continua a consentire…….

 

È mai pensabile che i nostri politici non lo sappiano? La cosa più probabile è che lo sanno e lo vogliono quasi siano d’accordo con le grandi imprese nel mettere in pratica questa nuova fregatura ai danni dei cittadini…una intesa che può suonare così grosso modo: io politica ti lascio essere monopolista -o quasi- e tu mi rastrelli qualche miliardo che mi può servire. Miliardo che ti tolgo perché considero eccessivo quello che guadagni (certamente non per colpa delle grandi imprese) e quindi facendo un’opera di giustizia economica mi guadagno anche la simpatia di qualche elettore di sinistra che crede ancora negli espropri proletari come giustizia sociale. 

 

Ma noi da che parte stiamo? Non certo dalla parte di questi imbroglioni sapendo che ogni euro sottratto alle grandi imprese si traduce in aumento di prezzi e tariffe anche maggiore. Quindi le tasse sulle imprese semmai andrebbero ridotte non certo accresciute. Anche perché quelle che pagano le grandi imprese in realtà sono tasse che paghiamo noi: loro utenti e clienti. Inoltre questo dibattito va a cadere proprio mentre si discute di riforma fiscale. Riforma che alla luce di quanto detto diviene indilazionabile e dovrebbe includere questa nuova fattispecie che nessuno aveva ancora avuto l’ardire di inventare.

 

Ma il cittadino consumatore è condannato per sempre a subire questa situazione? È mai possibile che due compari, i politicanti e i manager delle grandi imprese, facciano quello che vogliono dei nostri soldi? Oppure esiste una soluzione? La soluzione c’è e dovrà essere assunta certamente: o si nazionalizzano le società che sono “troppo grandi per esistere” o si deve favorire la ricostituzione di un minimo di concorrenza; concorrenza che va sempre garantita anche permettendo la nascita di nuovi operatori appena qualcuno lo volesse e senza ostacoli all’inizio della attività: se il mondo delle banche come dell’energia è stato progressivamente accentrato in poche mani avremo sempre un servizio scadente e un prezzo elevato; se vendi il pane o i pomodori pur essendo beni di prima necessità sono copiosi e a buon mercato proprio perchè v’è la concorrenza che tutela il consumatore.

 

Quindi la tassazione degli extraprofitti è fuori dal diritto, fuori dall’economia e fuori da ogni tipo di equità. L’esigenza di fare cassa può avere un senso solo dopo una drastica riduzione della spesa pubblica…

 

CANIO TRIONE

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