Il limite labile tracciato quale confine tra le credenze popolari, tra le tradizioni dure a morire e certe pratiche “mediche” si tramandano da generazioni fino ai nostri giorni.
Cominciamo con rassicurare il lettore che almeno in Europa e buona parte del mondo – il cannibalismo come noi tutti lo conosciamo e che a volte viene fatto passare quale rimedio medico – è una “prassi” vietata e efficacemente condannata, tranne casi isolati e compiute da persone che hanno il senno fuori posto.
Ma cos’è il Cannibalismo medico? Una disgustosa pratica. Nel XV secolo era particolarmente diffuso e richiesto in Europa un farmaco noto come “mumia”, ricavato da corpi umani mummificati, il quale veniva utilizzato sotto forma di unguento e talvolta assunto oralmente, il cui scopo “medico” era quello di curare varie malattie, come: il mal di testa, le coliche renali, i reumatismi, gli attacchi di cuore, l’epilessia, il mal di stomaco e altre sconosciute malattie e pertanto non guaribili dalla medicina convenzionale.
Tuttavia la storia le cui risposte a volte non sono univoche ci dice tuttavia una verità “empirica”. Gli errori di traduzione e i stravolgimenti interpretativi di ogni tipo, sia medico che “magico,” hanno creato l’erronea convinzione secondo la quale il corpo umano poteva avere proprietà mediche in grado di curare altri esseri umani mangiandolo. Per centinaia anni alcune popolazione, anche europee, hanno praticato il cosiddetto “cannibalismo medico”. Cannibalismo che avrebbe dovuto guarire alcune malattie tra le più comuni dell’epoca, ma anche quelle sconosciute. La credenza popolare e quelle di una certa “medicina empirica”, per sua stessa natura più vicina alla magia che alla scienza, hanno contribuito ad alimentare la credenza secondo la quale il sangue dei gladiatori poteva guarire anche dall’epilessia. Nel medioevo, il cannibalismo medico era molto praticato nell’Europa occidentale é diffuso un po’ ovunque nell’entroterra . Con l’arrivo delle mummie dal lontano Egitto, i medici credevano di aver trovato un nuovo tipo di medicina ricavata da parti del corpo Umano. La mummia veniva prescritta per i disturbi più svariati, dal mal di testa agli attacchi di cuore all’epilessia. Tra i saccheggiatori di tombe egizie si diffuse anche il poco nobile commercio di parti di esse, oltre a quello del vasellame trafugato anche a quello delle mummie degli antichi sarcofagi. La domanda superò presto l’offerta. I saccheggiatori e i tombaroli senza scrupoli, cominciarono a trasformare anche i cadaveri di persone decedute e di criminali giustiziati, in una sorta di “simil/mummia”, allo scopo di trarre profitto da quella moda poco edificante. Scriveva un osservatore, che I ladri di cadaveri “di notte rubavano i corpi di coloro che venivano impiccati, e poi essiccati in forno, macinati e ridotti in polvere”.
In Inghilterra, in epoca vittoriana, la ricerca di mummie divenne impressionante. Persino la loro sbendatura assunse livelli di interesse smisurato. Lo svolgimento di questa pratica tanatologica era diventata una delle attività più interessanti da seguire nelle aule universitarie, negli ospedali e persino nelle case private.
Nel XIX secolo, quando i britannici tornavano da spedizioni archeologiche o missioni coloniali in Egitto portavano quasi sempre con sé i corpi che avevano saccheggiato dalle tombe egizie. Fu solo verso la fine del XIX secolo che l’uso della mummia come medicina ebbe finalmente fine.
La fascinazione del mondo occidentale per gli antichi “rimedi” egiziani persiste più forte che mai. Anche ai nostri giorni non è difficile trovare tra gli scaffali di rinomati negozi specializzati, creme per la salute e per la bellezza che richiamano prepotentemente le magie dell’antico Egitto. In realtà molti studiosi credono ad diversi errori di traduzione.
La pratica di consumare parti di antiche mummie egizie (e, più tardi, corpi imbalsamati di vario tipo) iniziò nell’XI secolo. All’origine di tutto, scrive lo storico Karl Dannenfelt, ci sono una serie di errori di traduzione e fraintendimenti. Tutta questa ripugnante storia è incentrata su una parola: mumia. Apprezzata per le sue qualità curative, la mumia era una sostanza rinvenuta sul versante di una specifica montagna persiana, dove filtrava dall’asfalto di roccia nera. Questa sostanza – il cui nome deriva dalla parola che nella lingua locale significa “cera” (mum) – trovava ampia applicazione in ambito medico, e ben presto divenne nel mondo arabo una merce costosa, preziosa e molto ricercata. Ma quando gli europei occidentali iniziarono a entrare in contatto con il mondo islamico e a tradurre i relativi testi, un singolo errore di traduzione provocò una grande confusione sul significato di mumia. Secondo Dannenfelt, una serie di traduttori dell’XI e XII secolo identificarono erroneamente con la parola mumia una sostanza essudata dai corpi conservati nelle tombe egizie. Parte della confusione era data dalla somiglianza della parola mumia con mummia e dal fatto che alcune antiche mummie egizie erano state imbalsamate usando l’asfalto. Gli scienziati ora sanno che solo alcune mummie venivano realizzate con quella sostanza, ma gli europei occidentali, affascinati dagli antichi ritrovamenti egiziani, si ispirarono a questo concetto e la mumia venne associata ai corpi imbalsamati – invece che alla preziosa sostanza bituminosa della montagna persiana.
Fu Colombo a coniare il termine “cannibale”. Passando al cannibalismo umano, fu l’esploratore a rendere celebre il nome dei Canibal, una tribù dei Caraibi, fino a farlo diventare sinonimo di antropofagi. Lo fece di ritorno da uno dei suoi viaggi nel Nuovo Mondo, per indicare i costumi selvaggi degli abitanti di quelle terre, gettando così le basi teoriche per giustificarne il massacro da parte dei conquistadores.
La pratica del cannibalismo medico, sotto forma di tradizione e pratica magica, purtroppo è ancora praticata in alcune parti del mondo. Difficile da sradicare.
La butto lì, per tutti: continuate ad alimentarvi per esempio con la dieta mediterranea o con cibi succulenti locali; vuoi mettere una teglia di patate riso e cozze con uno stufato di quadricipite umano?
Franco Marella