AUTONOMIA, PRESIDENZIALISMO E FANTOMATICA FLAT-TAX

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La sensazione che i temi economici della riforma fiscale (flat tax) e delle fonti energetiche (gas et similia) siano stati solo specchietti per le allodole da campagna elettorale diventa sempre più evidente, man mano che nei discorsi degli uomini poiltici al governo compaiono con più frequenza i temi politici dell’Autonomia e del Presidenzialismo(secondo alcuni notisti addirittura contraddittori).

La sostituzione dei temi costituirebbe  certamente un vero e proprio inganno ai danni dei votanti se  la mancata conoscenza delle  condizioni storiche relative alla nostra sconfitta nella seconda guerra mondiale. (che era senza condizioni, ovviamente se poste dagli Italiani) non fosse una caratteristica della classe politica che l’Italia si ritrova oggi ad avere, dopo anni di leggi elettorali sempre più scalcinate (“porcate”, secondo l’espressione di uno dei  loro inventori) e di un uso politico della giustizia volto a tenere i migliori cittadini lontani dalla politica. L’ignoranza di chi ci governa può essere un alibi formidabile!

Eppure, una più adeguata e approfondita preparazione storico-politica potrebbe far riflettere sul fenomeno che è passato alla storia con il nome di  “miracolo italiano” e che produsse a un “boom economico” di sorprendenti proporzioni.

Conoscendo la logica delle guerre e dei loro esiti, una persona raziocinante non dovrebbe escludere  che il boom possa avere impensierito gli anglo-americani che, avendoci schiacciato militarmente e asservito con gli aiuti del piano Marshall,    non potevano guardare di buon’occhio  né salutare come un evento positivo una nostra imprevedibile ed eccezionale ripresa. I popoli sconfitti per non destare preoccupazioni debbono restare “indebitati” fino al collo e governati da una classe politica adusa al servilismo verso i vincitori (l’eliminazione di Craxi docet).  E le categorie industriali  debbono dipendere dalla classe politica per la loro sopravvivenza. Questa regola aurea era stata infranta con il boom economico. La crescita della classe imprenditoriale non era era stata strettamente dipendente da iniziative  del potere politico ma piuttosto dalla sua inefficienza. In Italia, all’epoca, non esisteva un vero e proprio sistema fiscale. Una no tax sembrava anticipare  di fatto, una rudimentale e ante litteram flat-tax (non ancora escogitata da Milton Friedman).  Gli interessi economici erano lasciati sostanzialmente in balìa di sé stessi, senza ingerenze limitative o promozionali dell’autorità pubblica.

Il “sistema” produttivo  aveva “prosperato” in misura abnorme, consentendo  all’Italia di progredire industrialmente ad un ritmo sconosciuto in altri Paesi dove le tasse si pagavano. E ciò preoccupava i nostri “liberatori”.

La correzione di tiro era venuta con Ezio Vanoni, ex socialista e fervente cattolico demo-cristiano. Con un sistema fortemente progressivo di aliquote l’intento era stato, con buona evidenza, quello di colpire  i più ricchi per favorire i più poveri.

L’aumento (per le nuove entrate) delle disponibilità finanziarie dello Stato aveva fatto, poi, la gioia dei nostri rappresentanti del popolo al governo del Paese:  la spesa pubblica, incrementata, favoriva l’occupazione e alleviava la condizione di molti disoccupati e, in buona sostanza,  impediva a tutta la classe politica italiana (dalla sinistra. al centro e alla destra) di fare una politica diversa che si discostasse da quella del nostro indebitamento annuale progressivo. 

Oggi sembra divenuto chiaro a tutti gli uomini politici. di centro, di destra e di sinistra che, il connubio del verbo ugualitario cattolico con quello di “sinistra” (social-comunismo) aggiunto  alla “benedizione” dei nostri “colonizzatori” (naturalmente, “occulti”)  giova a tutti coloro che entrano nella stanza dei bottoni. La manovra “alla Draghi” del Governo Meloni conferma che la lezione è stata già bene assimilata. 

Domanda: Con queste premesse è prevedibile che il Governo filoatlantico in carica si occupi di flat-tax? Anche nel sangue di Mussolini c’era una componente socialista e il simbolo del MSI voluto da Fratelli d’Italia sulla scheda elettorale potrebbe rimandare per assonanza terminologica proprio alla Repubblica Sociale Italiana che nei suoi intenti programmatici si richiamava alla fase assistenzialistica del primo Nazi-fascismo.

Rebus sic stantibus…

LUIGI MAZZELLA

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