L’obiettivo di garantire ai migranti impiegati in agricoltura diritti e dignità è ancora lontano, soprattutto nel Mezzogiorno. Il Piano triennale 2020-2022 contro il caporalato ha portato alcuni risultati, ma i numeri dimostrano che è illusorio pensare che la battaglia sia ormai vinta. Lo fa notare Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro, sulla base del rapporto pubblicato dal ministero del Lavoro e dall’Anci che getta luce sullo sfruttamento e sull’illegalità che colpiscono l’anello più debole della filiera produttiva, i braccianti stranieri.
«Il fenomeno assume contorni preoccupanti nelle Regioni del sud, dove si trova il più alto numero di ghetti o piccoli insediamenti non autorizzati», continua Tiso, nel ricordare che al primo posto c’è la Puglia (31,6%), seguita da Sicilia (21,1%), Calabria (13,2%) e Campania (7,9%).
«Lo sfruttamento della manodopera immigrata è una pratica purtroppo consolidata in alcune aree del nostro Paese – aggiunge Tiso – e per questo è necessario il massimo impegno per sradicarla una volta per tutte. Grazie ai fondi del Pnrr sono ora disponibili maggiori risorse per proseguire l’azione di contrasto all’illegalità e oltre ai diritti fondamentali, sarà però essenziale assicurare a tutti i lavoratori anche retribuzioni che consentano loro di vivere in modo dignitoso».