Pena ridotta in appello per il 54enne Biagio Cipparano di Manfredonia, imputato e reo confesso dell’omicidio di Pasquale Paglione, consulente del lavoro, ucciso a coltellate il 5 febbraio del 2020 a Manfredonia, presso lo studio della vittima.
Il difensore Michele Sodrio e il sostituto procuratore generale della Corte d’Assise d’Appello di Bari, Giannicola Sinisi hanno concordato una pena di anni 21 e mesi 3 di reclusione, quindi con una riduzione di quasi tre anni rispetto ai 24 anni stabiliti dalla corte d’assise di Foggia nella sentenza di primo grado.
Resta comunque confermato l’impianto accusatorio della Procura di Foggia, anche per l’aggravante della premeditazione contestata in relazione al movente di natura passionale. L’imputato non era presente ed è attualmente detenuto nel carcere di Foggia.
«Credo che questa pena sia giusta, tenuto conto che per l’omicidio è prevista la pena minima di 21 anni e che inizialmente Cipparano rischiava una condanna all’ergastolo, visto che gli era contestata la premeditazione», dice a LaPresse l’avvocato Sodrio a margine dell’udienza. «Certo quando si è di fronte alla morte di una persona e ad una pena di oltre 21 anni di reclusione non si può mai dire di essere soddisfatti, ma credo che giustizia sia stata fatta, sia per la vittima ed i suoi familiari, sia per l’imputato, che ha avuto un giusto processo ed una pena proporzionata al gravissimo gesto che ha commesso, e che resta un buon padre di famiglia, onesto lavoratore per una vita intera, detenuto modello in tutti questi lunghi mesi di detenzione», prosegue.
«Ha perso la ragione quel maledetto 5 febbraio, travolto dalla gelosia e dal rancore, ma non è certo un criminale incallito. Non faremo ricorso per cassazione al solo fine di allungare i tempi. Per noi la vicenda processuale si chiude qua», conclude.