Procura di Reggio Calabria: il Consiglio di Stato azzera la nomina del CSM

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Esiste un ROCKY Balboa della magistratura italiana capace di incassare colpi tremendi senza però mai crollare e indietreggiare, anzi reagendo e andando al contrattacco in una battaglia infinita a presidio del suo bene primario: la propria dignità.

Un esempio per tutti noi se si vuole, in un Paese in cui spesso la via primaria per l’affermazione di se stessi è lastricata di scorciatoie e di rapporti opachi spesso esibiti senza ritegno.

La storia del dott. Seccia, che a partire da oggi abbiamo deciso di raccontarvi ci insegna il contrario e cioè che nella vita contano due cose: schiena dritta e coraggio.

A) La carriera

Domenico Seccia, barlettano, 63 anni, già Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Bari a far data dal 13 novembre 2000, entra a far parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari con provvedimento del 7 febbraio 2003, assumendo poi nel 2010 il coordinamento investigativo della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.

Le funzioni direttive arrivano nel settembre 2010 allorchè assume l’incarico dii Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lucera che mantiene sino al settembre 2013.

Dopo una breve parentesi come Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Foggia, è Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Fermo dal 27 settembre 2013.

Nel corso del 2017 è sottoposto a nuove misure di protezione per le minacce di morte rivoltegli dalla mafia garganica che ovviamente non dimentica le condanne in passato inflitte dalla magistratura giudicante su impulso del requirente Seccia.

Dal mese di ottobre 2018 ad oggi, esercita le funzioni di Sostituto procuratore generale presso la Corte Suprema.

B) La mancata nomina a Procuratore Capo di Reggio e l’avvio dell’indagine della Procura di Lecce

Nell’aprile 2018, un primo colpo a freddo.

Il Csm, nella nomina a Procuratore Capo della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria, gli preferisce inspiegabilmente un altro collega il dott. Bombardieri oggettivamente meno titolato.

Il colpo è forte e fa male ma il lottatore Seccia barcolla solamente, incassa e si fa avanti a testa bassa affrontando un nuovo round, ossia ricorrendo al Tar Lazio contro la nomina illegittima del collega.

Ma l’agguato più pericolo e velenoso sta per realizzarsi.

C’è un’indagine, condotta (doverosamente) dalla Procura di Lecce su fatti di corruzione di magistrati in servizio a Trani, che dura dalla fine del 2015, ma in tre anni di attività di indagine non emerge alcun elemento anche solo astrattamente indiziario a carico del dott. Seccia, eppure accade l’inverosimile.

A fine 2018 infatti nell’ambito della sua collaborazione con gli inquirenti di Lecce l’indagato Flavio D’introno lancia improvvisamente astratte e farneticanti accuse contro il dott. Seccia, quale Giudice della Commissione Tributaria Provinciale di Bari, a suo dire corrotto tramite l’intervento professionale del dott. Massimiliano Soave, commercialista barese, difensore del medesimo D’Introno innanzi alla stessa Ctp in vari contenziosi tributari riguardanti sia lo stesso collaborante Flavio D’Introno sia i familiari di questo.

Flavio D’introno, al momento delle sue dichiarazioni, è un usuraio conclamato vista la condanna definitiva in Cassazione nel frattempo sopraggiunta per svariati fatti di usura commessi in quel di Corato nel corso degli anni.

A partire dal mese di febbraio 2019 alle astratte raffigurazioni accusatorie dell’usuraio D’Introno si affiancano le congetture scagliate contro Seccia da uno dei sodali dello stesso D’Introno, il dott. Antonio Savasta, magistrato già arrestato in carcere dalla Procura di Lecce, e reo confesso circa la sua percezione di ingente moneta corruttiva erogatagli dal medesimo Flavio D’Introno (dopo tali confessioni il dott. Savasta di dimetterà dalla magistratura).

Nel primo semestre 2019 si scatena così una violenta campagna mediatica da parte di varie testate giornalistiche, locali e nazionali, contro il dott. Seccia, dipinto a mezzo stampa come soggetto effettivamente corrotto pur in presenza, si noti, di indagini in corso (si ripete doverose) per le quali solo mesi più tardi, nel dicembre 2019, al dott. Seccia verrà notificato un primo e unico avviso di proroga delle indagini preliminari.

L’attacco mediatico è violentissimo dipingendo il dott. Seccia come colpevole a prescindere dagli esiti di indagini in corso sconosciute paradossalmente solo per il medesimo magistrato (provate a immaginare quali sarebbero le vostre sensazioni se anche voi, totalmente innocenti e ignari, vi doveste trovare all’improvviso con il vostro nome sbattuto in prima pagina nazionale descritti come delinquenti abituali).

Il colpo questa volta è tremendo e rasenta la flagellazione. La tensione per la devastante aggressione subita si traduce in un ictus che colpisce il dott. Seccia procurandogli una semi paralisi della parte sinistra del corpo.

Con il suo braccio destro, ormai l’unico funzionante, tra sedute fisioterapiche e terapie farmacologiche, il dott. Seccia scrive le sue denuncie per calunnia e diffamazione contro i sodali collaboranti Flavio D’Introno e Antonio Savasta, nonché contro vari giornalisti di testate locali e nazionali, su carta stampata e on line.

In prossimi articoli vi daremo ampiamente conto dello sviluppo dei processi penali e civili promossi dal dott. Seccia contro collaboranti e giornalisti.

A breve infatti vi informeremo specificamente, come primo step, sugli esiti dell’udienza innanzi al GIP di Lecce del prossimo 5 luglio 2022 che deciderà in ordine alla opposizione presentata dal Dott. Seccia sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Lecce dei procedimenti penali a carico dei sodali Flavio D’introno e Antonio Savasta instauratisi su denuncia del medesimo dott. Seccia.

C) L’ennesimo round: l’opposizione all’archiviazione per prescrizione del Gip su richiesta della Procura di Lecce del procedimento penale a carico del dott. Domenico Seccia

(N.B. La fonte delle informazioni sin qui rappresentate e delle seguenti è costituita dagli atti dei fascicoli del procedimento penale a carico del dott. Seccia definito con archiviazione nonché dalle memorie anche per opposizione ad altre richieste di archiviazione nonché del reclamo avverso la decisione di non accoglimento della prescrizione che è in riserva di decisione presso il Giudice Monocratico di Lecce).

A dicembre 2019, come già detto, la Procura di Lecce notifica al dott. Seccia il primo e unico avviso di proroga delle indagini e, contestualmente, conferisce una specifica delega di indagine, sempre ai Carabinieri di Barletta finalizzata in maniera specifica a “riscontrare” le dichiarazioni accusatorie del collaborante usuraio Flavio D’introno (e del suo sodale Savasta ormai ex magistrato reo confesso di corruzione) rese in danno  del dott. Seccia circa i fatti corruttivi evidentemente solo astrattamente ipotizzabili sino a quel momento nel fascicolo d’indagine del Pubblico Ministero di Lecce.

Orbene dall’analisi dello stesso fascicolo, il n. 4379/2019 R.G. 21  Procura di Lecce, non emerge che sia mai stata redatta e depositata dai Carabinieri di Barletta alcuna informativa, in esecuzione della delega suddetta. L’unica interpretazione possibile di tale carenza è che le indagini non abbiano evidenziato alcun elemento di riscontro alle congetture accusatorie dell’usuraio D’Introno. Non c’è alcun dubbio.

Il dato è incontestabile e del resto a fascicolo ci sono già altri chiari elementi documentali che provano l’assoluta estraneità del dott. Seccia a qualunque ipotesi di reato anche solo in via astratta.

E sono i seguenti di cui non si troverà riscontro nella successiva richiesta di archiviazione:

  1. Nel verbale di interrogatorio del 10 ottobre 2018 Flavio D’Introno riferisce di non avere mai avuto rapporti con il dott. Seccia (sic !); egli dice testualmente al PM inquirente “Per quanto riguarda me io ho avuto rapporti di pagamento solo con i magistrati di cui ho parlato (Ha parlato di Savasta, Nardi, Scimè non di Seccia); le farneticanti contraddizioni sono evidenti;
  2. il dott. Seccia non è mai stato il relatore delle sentenze di Commissione Tributaria relative ai contenziosi tributari dei parenti di D’Introno (si noti nemmeno del Flavio D’Introno in persona) così come si evince dalle stesse sentenze acquisite dalla G di F in sede di indagine (ed elencate in dettaglio in un’apposita tabella molto chiara prodotta ai Pm inquirenti);
  3. gli accertamenti bancari svolti sui conti correnti di Flavio D’introno (come già detto condannato in via definitiva per numerosi episodi di usura in danno di varie vittime del suo reato) mostrano massicci prelevamenti di contanti destinati ad attività private del medesimo senza alcun collegamento anche solo astratto con il dott. Massimiliano Soave, commercialista e fornitore di servizi professionali alla famiglia D’Introno regolarmente fatturati, dichiarati e tassati (il dott. Soave da noi interpellato sul punto ci ha preannunciato svariate azioni giudiziarie a tutela dei propri diritti con interessantissimi sviluppi di cui vi daremo conto in successivi articoli); le accuse dell’usurario D’Introno circa un flusso corruttivo a favore del dott. Seccia rappresentano quindi farneticanti e astratte congetture smentite dagli accertamenti bancari svolti dai Pm leccesi;
  4. il dott. Seccia, come Giudice tributario, non solo non ha mai prestato anche solo indirettamente il fianco a decisioni favorevoli per i D’Introno ma, in maniera diametralmente opposta, come si sta per vedere, ha invece stoppato il tentativo di dare un indebito rango giudiziario tributario agli illeciti perpetrati in sede penale dai sodali D’Introno – Savasta; infatti nel corso del 2011 la Ceramiche Base Srl (società amministrata dal fratello di Flavio D’introno socio della stessa società) presentava ricorso in CTP (fascicolo n. 2509/2011) invocando la nullità di una cartella esattoriale di ben € 3.500.000 (tremilioni e cinquecentomila euro) per una presunta inesistenza della notifica della cartella stessa cosi come asseritamente comprovata da un sequestro probatorio dei ruoli (per asserita falsità delle relative relate di notifica) promosso e ottenuto in sede penale dall’ex magistrato Antonio Savasta reo confesso sodale dello stesso Flavio D’Introno (anche per tale episodio relativo all’illecito sequestro penale dei ruoli il medesimo Savasta è stato tradotto agli arresti nel gennaio 2019 dalla Procura di Lecce); il ricorso giunge per la decisione alla Sezione XII, della Commissione provinciale tributaria di Bari, presieduta dal Dott. Domenico Seccia il quale, dall’alto della sua competenza ed esperienza, sente puzza di bruciato, fiuta il tentativo di valorizzare in sede tributaria (tramite gli ignari difensori) le condotte illecite dei sodali D’Introno – Savasta e, assieme ai componenti della commissione da lui presieduta, rigetta, con sentenza edita il 26.6.2013, il ricorso del D’Introno condannandolo altresì al pagamento della somma di € 12.500 per spese processuali ovviamente il dott. Seccia, tramite il suo difensore in sede penale, ai fini dell’accertamento della verità processuale, ritiene doveroso inoltrare ai PM leccesi inquirenti (con pec, ricevuta, ed accettata) la sentenza di rigetto quale ulteriore e determinante elemento di prova della sua totale estraneità ad ogni anche solo astratta ipotesi corruttiva.

Con particolare riferimento a tale ultimo elemento allora è lecito porsi alcune domande.

Può anche solo astrattamente essere sospettato di corruzione in atti giudiziari tributari un giudice che rigetta un ricorso del presunto corruttore condannandolo peraltro al pagamento integrale delle spese processuali?????? Evidentemente no.

Può invece il collaborante dell’ultima ora vendicarsi in maniera postuma del rigetto del proprio ricorso da parte del Giudice tributario onesto e corretto che così lo costringe  a pagare ben € 3.500.000 a beneficio dello Stato ? Sicuramente sì come il dott. Seccia ha già denunciato nelle sedi competenti.

Il dott. Seccia, quindi, ormai nel 2021, attende sereno la conclusione del procedimento penale di Lecce, confidando in una richiesta di archiviazione per insussistenza del fatto (sicuramente anche ognuno di voi lettori, nella stessa situazione, avrebbe dato per scontati esiti favorevoli con la serenità dell’innocenza comprovata da numerosissimi elementi oggettivi).

Ma purtroppo non va così e infatti in data 10 settembre 2021 (dopo quasi tre anni di indagine con una sola proroga) la Procura di Lecce richiede sì l’archiviazione del procedimento penale a carico del dott. Seccia ma non già per insussistenza del fatto bensì per prescrizione ossia solo per la circostanza del notevole lasso temporale decorso dagli anni oggetto delle contestazioni (ossia gli anni 2009 – 2010).

La richiesta di archiviazione pur ampia su altre circostanze (per i quali il Pm dettaglia l’insussistenza dei fatti) è tuttavia molto sintetica circa la vicenda delle sentenze tributarie dei contenziosi D’Introno.

La richiesta viene accolta con decreto di archiviazione pedissequo, anch’esso molto sintetico, da parte del Gip di Lecce in data 29 settembre 2021, riportante su un modulo prestampato, vistato con una X che rimanda tout court a quanto scritto nella richiesta di archiviazione (in pratica il decreto del GIP è privo di un’autonoma motivazione).

Il dott. Seccia ovviamente con atto del 28 ottobre 2021 ha rinunciato espressamente alla prescrizione, con comunicazione inoltrata al Pubblico Ministero ed al Gip.

La rinuncia alla prescrizione è stata ritenuta tardiva da parte del P.M. (pur avendo il dott. Seccia invocato l’art. 157 comma 8 del c.p. per cui la prescrizione è sempre rinunciabile).

Conseguentemente il dott. Seccia ha predisposto reclamo avverso la decisione di non accoglimento della rinuncia alla prescrizione che è in riserva di decisione presso il Giudice Monocratico di Lecce.

D) La vittoria del dott. Domenico Seccia in Consiglio di Stato

Siamo nel 2022 ed il ring è sporco di sangue, è scivoloso, ma non solo per gli invisibili nemici del dott. Seccia che infatti, come un Toro scatenato, avanza e riesce a sferrare un gancio destro terribile.

Ha presentato ricorso al Tar contro la nomina del Csm, quale Procuratore Capo della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria, del meno titolato collega il dott. Bombardieri. Nel 2021 il TAR gli da’ torto ma il dott. Seccia, è scontato, fa ricorso al Consiglio di Stato che finalmente accoglie le sue ragioni annullando la nomina del dott.  Bombardieri.

Le motivazioni della sentenza n. 3662/2022 del Consiglio di Stato sono finalmente un riconoscimento pubblico, meritato e quindi dovuto, delle competenze professionali assolute e incontestabili del dott. Seccia al quale spetta di ricoprire l’incarico direttivo in questione in virtù, oltre che di una storica esperienza in materia di reati di associazione mafiosa, anche degli analoghi incarichi direttivi già ricoperti (come procuratore capo di ben due procure ossia quelle di Lucera e Fermo).

Ma a un certo sistema questo non va giù (e ne siamo sicuri a tale sistema il dott. Bombardieri è sicuramente estraneo) visto che immediatamente si attiva la macchina dei veleni mediatici. Certa stampa infatti (a dir la verità alquanto isolata) insinua, vantando non meglio precisate “fonti interne” alla procura di Reggio Calabria, che «Il Csm confermerà Bombardieri, visti i precedenti di Seccia». Quali precedenti? Il pm è stato investito dallo scandalo pugliese delle toghe sporche, tirato in ballo da un pentito nelle inchieste che hanno scardinato il presunto sistema corruttivo nella Procura di Trani, ideato dal gip Michele Nardi e messo in atto anche dal pm Antonio Savasta. Per i pm di Lecce la corruzione in atti giudiziari «fu certamente consumata» ma è prescritta, mentre i legali di Seccia (ora sostituto pg in Cassazione) vogliono rinunciare alla prescrizione per l’assoluta innocenza dell’ex pm”.

Nessuno di noi e sicuramente neanche di voi lettori può umanamente comprendere come possa razionalmente, ritenersi “certamente consumata” una qualsivoglia ipotesi corruttiva sulla base della mera rappresentazione accusatoria della Procura di Lecce che non può (e ne siamo certi neanche vuole) essere strumentalizzata facendosi assurgere indebitamente da certa stampa al grado di Magistrato penale giudicante (addirittura in via definitiva).

A maggior ragione se poi si è in pendenza di un reclamo avverso la decisione di non accoglimento della rinuncia alla prescrizione su cui deve ancora pronunciarsi il Giudice Monocratico di Lecce.

E vi è di più se consideriamo in assoluto poi i numerosissimi elementi documentali, che abbiamo prima descritto basandoci su fonti documentali certe e trasparenti (non abbiamo “fonti riservate” noi di bariseranews) a che a nostro parere oggettivamente depongono per una totale estraneità del dott. Seccia a qualunque ipotesi di reato anche solo astrattamente configurabile.

Dott. Seccia al quale del resto non è mai stata notificata alcuna contestazione dettagliata dei fatti.

Peraltro, ne siamo sicuri, il dott. Seccia anche in una ipotesi di rigetto del suo reclamo andrà avanti, sempre con la guardia alta, ricorrendo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Così come vogliamo tranquillizzare certa stampa sul fatto che nell’eventualità di un rinnovo dell’incarico al dott. Bombardieri da parte del CSM, il Dott. Seccia ricorrerà allo strumento previsto per legge del giudizio di ottemperanza che come è noto permette alla parte risultata vittoriosa di dare esecuzione a una sentenza nel processo amministrativo, qualora la pubblica amministrazione non abbia adempiuto spontaneamente.

Il dott. Seccia, lo ha già dichiarato pubblicamente: “non arretrerò di un millimetro”.

E sinceramente ci avremmo scommesso.

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