Job4good-la piattaforma italiana dedicata al lavoro dove Enti del Terzo settore e aziende possono reclutare il personale- ha effettuato un’indagine su come la pandemia abbia influito sul terzo settore e su come sia cambiata l’organizzazione delle risorse umane nel no profit e su quali siano le sue priorità.
Dall’indagine emerge un quadro del terzo settore positivo in cui si da centralità alla professionalità e al benessere di lavoratori garantendo una ottimizzazione dell’organizzazione del lavoro e ricerca dei talenti.
L’introduzione dello smart working ha favorito il lavoro degli operatori che hanno potuto conciliare vita-famiglia- lavoro tanto che la maggior parte delle organizzazioni ha dichiarato di volere continuare a mantenere l uso dello smart working.
Il no profit per rispondere alle domande e ai bisogni della comunità ha compreso che è necessario assumere “talenti” nella comunicazione e nel marketing ma deve fare i conti con i budget limitati.
Dall’indagine emerge che le grandi organizzazioni riescono ad investire nell’assunzione di personale qualificato ma restano penalizzati i piccoli enti.
Come superare tale limite?
Il terzo settore -che negli ultimi anni soprattutto nel Sud ha dato prova di attività e iniziative concrete con l’obiettivo del benessere delle persone e dl loro territorio- per migliorare e crescere nella professionalità e formazione ha bisogno di fare rete e attuare lo sviluppo sociale attraverso la collaborazione con le istituzioni, le autorità amministrative-economiche- religiose- e la comunità civile.