Mafie: a Foggia meno omertà grazie a vedove vittime innocenti

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 L”attivismo contro la criminalita” organizzata delle vedove di vittime innocenti di mafie, come Arcangela e Marianna, mogli dei fratelli Luciani uccisi nella strage di San Marco in Lamis nel 2017, avrebbe dato il via ad una inversione di tendenza del Foggiano, dove sempre piu” si assiste a una maggiore presa di coscienza della societa” civile. Testimonianze che avrebbero iniziare a creare una crepa nel muro di omerta” che da sempre ha caratterizzato la provincia di Foggia. Una situazione confermata anche dal procuratore capo di Bari, Roberto Rossi, in una intervista rilasciata in una trasmissione Mediaset che andra” in onda questa sera. 

“Qui c”e” un”emergenza nazionale perche” quella foggiana e” una criminalita” organizzata molto simile alla ”ndrangheta che e” molto pericolosa perche” da una parte ha la violenza della mafia rurale e dall”altra ha l”intelligenza della mafia degli affari”, spiega Rssi. “E” vero che si e” sottovalutata – aggiunge – ma qualcosa e” incominciato a cambiare. A partire dalla strage di San Marco in Lamis nel 2017 e” cominciato a cambiare tutto e molto di questo lo dobbiamo alle vedove delle vittime della strage. Il cambiamento e” arrivato anche sulla spinta delle vedove delle due persone uccise che hanno fatto molto e stanno continuando a fare molto per svegliare le coscienze”. Arcangela e Marianna sono le moglie di Luigi e Aurelio Luciani, i due fratelli di 47 e di 43 anni, uccisi nei pressi della vecchia stazione di San Marco in Lamis il 9 agosto del 2017 nell”agguato in cui fu ucciso il boss Mario Luciano Romito e anche suo cognato Matteo De Palma che gli faceva da autista.

I due agricoltori stavano controllando i loro terreni e sono stati uccisi per eliminare due testimoni scomodi. Le crepe aperte dalle vedove pero” ancora non bastano. “E” molto bello quello che ha detto il procuratore Rossi- dice all”AGI Arcangela Petrucci, moglie di Luigi Luciani – ma c”e” ancora tanta strada da fare. Il nostro e” un territorio che ha ancora tanta paura. Ma con la paura non si va da nessuna parte. Io non voglio essere considerata ne” una martire, ne” una eroina. Ma se ad esporsi sono poche persone diventano un bersaglio facile. Se ad esporsi e” l”intera comunita” avremo vinto in partenza”. “Io da quel giorno di agosto – continua la vedova – mi espongo. Mi espongo per chiedere giustizia per mio marito, mio cognato. Ma anche giustizia per tutto il mio territorio. Ma si cambiera” davvero tutto se ad esporsi non siano solo poche persone ma tutta la societa””.

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