Otto suicidi dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane, uno ogni tre giorni, e due di questi avvenuti in Puglia, a Brindisi e a Foggia. Lo denuncia l’associazione Antigone Puglia. I due episodi a cui fa riferimento l’osservatorio riguardano un 22enne marocchino, giunto in carcere alle 21 dell’11 gennaio e morto suicida alle 5.50 del mattino successivo; il secondo, morto tre giorni prima, era un detenuto affetto da problemi psichiatrici. Nel 2021 – fa sapere l’associazione – i suicidi sono stati 54; nel 2020 62, quasi come il record di 69 suicidi del 2001.
“La situazione negli istituti di pena è drammatica – dice l’avvocatessa Ilaria Piccinno di Antigone Puglia – . Covid, sovraffollamento, aumento delle patologie psichiatriche, carenza di personale, lavoro e formazione professionale dei detenuti ai minimi storici, non possono che rappresentare un mix esplosivo pronto a presentare il conto”. Se i contagi per Covid erano appena 200 all’inizio di dicembre 2021, il report settimanale del Dap del 17 gennaio scorso parla di 2.586 contagi. “Il numero è certamente destinato a salire” continua Antigone, evidenziando anche che “non c’è ancora una copertura completa di vaccinati con terza dose, e soprattutto la dotazione attuale di sole 6.000 mascherine FFp2 rappresenta un’offesa in termini di riduzione del contagio”.
Per quanto riguarda i dati del sovraffollamento, l’associazione rileva che “le persone ristrette sono ad oggi sopra i 54.000, ben oltre la capienza regolamentare di 50.000. A questi tassi di sovraffollamento non corrisponde una presenza capillare di personale: ogni 100 detenuti sono in media disponibili solo 8 ore di servizio psichiatrico e 17 di servizio psicologico, il 26% dei detenuti ha fatto uso di stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi”. Alla luce di questi dati, Antigone ritiene che “bisognerebbe innanzi tutto concedere realmente le misure alternative alla detenzione a quelle migliaia di detenuti che attualmente hanno una pena da scontare al di sotto dei tre anni, e al contempo fare in modo che l’ingresso in carcere in fase cautelare costituisca solo l’extrema ratio delle misure possibili”.