Ammonta a 10 milioni di euro il danno provocato alle casse dei ristoranti dovuto alla crescita dei contagi da coronavirus che ha spinto molti pugliesi a disdire le prenotazioni per il classico cenone. È quanto emerge da uno studio condotto da Coldiretti Puglia sugli effetti delle restrizioni imposte dalla circolare del Viminale inviata ai Prefetti che ha disposto controlli intensificati per Capodanno.
“Uno scenario di crisi che grava soprattutto sulla ristorazione che porterà a fine anno ad una perdita di fatturato per la filiera agroalimentare di oltre 180 milioni di euro solo per i mancati acquisti in cibi e bevande da parte della ristorazione“, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Le difficoltà della ristorazione, sottolinea la Coldiretti regionale, non è compensato dai maggiori consumi alimentari casalinghi con la spesa media degli italiani per il cenone di fine anno che sale a 99 euro in media a famiglia, con un balzo del 52% rispetto allo scorso anno, segnato da uno stretto lockdown. Le famiglie costrette a casa dal lockdown riscoprono il piacere della cucina anche con una maggiore attenzione a giornali, tv e ai tutorial sulle ricette che spopolano sul web per l’importante appuntamento. Un aiuto in tale direzione è venuto dai cuochi contadini di Terranostra e Campagna Amica, che hanno creato una serie di corsi on line dove vengono spiegati trucchi e segreti della tradizione contadina.
“A tavola si prevede una presenza media di 6,3 persone – sottolinea Coldiretti -, quasi il doppio rispetto allo scorso anno (3,7 persone) condizionato dal limite di massimo due ospiti non conviventi, ma sono molto lontane le tavolate da quasi 9 persone del periodo pre pandemia. Esclusa invece nel 78% delle case la presenza di persone non vaccinate tra gli invitati, nonostante i rapporti di amicizia o parentela. Con la preoccupazione per la risalita dei contagi e la diffusione della variante Omicron, solo il 14% dei cittadini ha deciso di festeggiare al ristorante, dividendosi tra locali di fascia alta, trattorie e osterie, agriturismi, pizzerie o altri tipi di attività, mentre un 3% deciderà all’ultimo momento”. Un numero ridotto rispetto alle aspettative iniziali per il 30% di disdette “last minute” che hanno fatto scendere le prenotazioni al di sotto del periodo pre-pandemia.